foto GAZZETTINO DI VENEZIA DEL 21-12-2011
CS CAT 21 DICEMBRE 2011
Siamo ai limiti dell’apologia di fascismo.
CAT chiede le dimissioni del Sindaco e invita tutte le forze politiche e le organizzazioni democratiche a fare altrettanto;
I Comitati lanciano inoltre la proposta di una grande manifestazione unitaria in difesa della democrazia e della Costituzione.
Sul fronte Veneto City, CAT annuncia fin da subito azioni legali e mobilitazione permanente per bloccare questo devastante progetto. Che il Sindaco di Dolo avesse un’idea della democrazia e delle istituzioni tutto ad uso e consumo degli interessi privati della Veneto City spa lo si era già capito; ma la scelta di blindare il Consiglio Comunale di ieri, di ostacolare il diritto di informazione, e la dichiarazione sull’”olio di ricino” per i manifestanti, denotano addirittura tendenze fasciste.
A questo punto CAT chiede le dimissioni del Sindaco di Dolo e della sua Giunta, e invita tutte le forze politiche, i Sindaci degli altri Comuni, le organizzazioni della società civile che si riconoscono nell’antifascismo come valore fondante della Repubblica, a fare altrettanto.Non solo, CAT propone a breve una grande manifestazione unitaria a Dolo in difesa della democrazia e dei valori della Costituzione. CAT sta valutando anche se esistono gli estremi per una denuncia a carico della Sindaca Maddalena Gottardo per apologia di fascismo.
La vergognosa approvazione dell’accordo di programma avvenuta ieri in Consiglio è un passo in avanti per i proponenti, ma per i Comitati la battaglia è ancora lunga e per nulla scontata. La partecipazione forte e determinata di tanti cittadini e organizzazioni alle ultime manifestazioni dimostra che il dissenso e la voglia di cambiare stanno crescendo sempre di più.
Le azioni legali in sede amministrativa ed eventualmente in sede europea saranno da subito affiancate da iniziative di mobilitazione permanente per ostacolare la fase progettuale ed esecutiva.
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E i negozi "in lutto" spengono le luci |
I Comitati: «Fermeremo noi i cantieri». Cia:«Stupefatti». Confesercenti: «Padania come l’ex Urss» |
Mercoledì 21 Dicembre 2011, |
(gdc) «Se a margine dell'ultimo consiglio comunale ho detto che l'attuale sindaco aveva ucciso la democrazia, stavolta devo affermare con forza che la democrazia è stata stuprata». A parlare è l'ex sindaco di Dolo, Claudio Bertolin che, come i consiglieri di «Per Dolo cuore della Riviera» ed il «Ponte del Dolo» e numerosi altri esponenti di partito e gente comune, è stato relegato all'esterno del palazzo municipale, essendo arrivato quando ormai l'aula era già stata "occupata" da quella che ha definito la «claque» del sindaco. Duro anche il commento del capogruppo di minoranza, Albero Polo: «Oggi di fatto è stata subappaltata l'amministrazione pubblica alla volontà dei privati». Rilanciando: «È molto grave, se confermato, che l'ufficio stampa di privati abbia deciso chi far accedere o meno alla sala consigliare». Osservando: «Lei (Maddalena Gottardo, ndr) non ha mai concesso nulla alle minoranze, portando avanti scelte discutibili. Oggi il consiglio sembrava un "club privè", dove gli invitati erano già stati scelti prima». E promette battaglia anche in sede giudiziaria. Così come l'hanno promessa Mattia Donadel ed Adone Doni per il Cat: «Siamo già pronti con i ricorsi, daremo battaglia anche nella fase attuativa e i comitati ci saranno anche quando partiranno i cantieri per impedire che avvenga uno scempio di territorio e salute pubblica di queste dimensioni». Ancora più duro il commento di Maurizio Franceschi di Confesercenti: «Se questo è il volto della Padania, somiglia tanto a quello dell'ex Unione Sovietica». Mentre Giorgio Gei, capogruppo de «Il Ponte del Dolo»: «Una cosa del genere non la credevo possibile». Severo anche Luca Lazzaro della Cia: «Quello che è successo ieri a Dolo è da bocciare due volte: nel merito e nel metodo. Come CIA avevamo fatto delle osservazioni sul merito del progetto, che non ci piace e non ci convince. Ma il metodo adottato ieri in Consiglio lascia stupefatti: ci siamo trovati con la sala blindata, agenti in tenuta anti-sommossa, e non è stato permesso a nessuno non solo di esprimere la propria opinione, ma addirittura di assistere alla seduta». Intanto molti commercianti del centro di Dolo, appresa la notizia della ratifica, hanno spento le luci dei negozi in segno di lutto. Per molti di loro il centro per il terziario avanzato, con i suoi 70mila metriquadri di superficie commerciale (il 14 per cento della superficie netta edificabile) sarà la loro condanna. Mentre all'esterno del palazzo municipale fischietti, trombe e vuvuzelas continuavano imperterriti a far sentire il loro suono. Ma stavolta non è bastato per mettere fine ai lavori di un consiglio in tutto e per tutto fuori dal comune. |
DOC GAZZETTINO 21-12
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LA NUOVA VENEZIA
21- 12-2001Luci spente, serrande giù e lumini accesi
Confesercenti: «Mai vista una cosa simile». I cat: «Asserragliati contro la volontà popolare»
DOLO
Mentre in consiglio si votava l’accordo di programma fuori dal municipio i volontari dei Cat, delle associazioni ambientali e i commercianti protestavano in vari modi contro Veneto City. I comitati hanno inscenato il funerale della democrazia, oltre ad organizzare un piccolo comizio aperto a chi voleva parlare e un volantinaggio lungo le strade. «Non si era mai vista una cosa del genere – spiegano Mattia Donadel e Adone Doni dei Cat – un consiglio asserragliato mentre fuori ci sono i cittadini a protestare. Veneto City ormai non è solo una battaglia per la tutela e la difesa del territorio ma anche per la democrazia. Abbiamo già pronti i ricorsi al Tar e poi ci sarà una contestazione continua durante la fase attuativa del progetto». Pesanti anche le reazioni di Maurizio Franceschi, presidente Confesercenti della provincia di Venezia. «Se questa è la Padania – sostiene Franceschi – assomiglia molto all’Unione Sovietica. Adesso non è neanche più possibile dissentire su un fatto che riguarda direttamente i cittadini e il territorio. Viva l’Italia». Critico anche Luca Lazzaro della Cia. «Quello che è successo – spiega - è da bocciare due volte: nel merito e nel metodo. Ci siamo trovati con la sala blindata, agenti in tenuta anti-sommossa, e non è stato permesso a nessuno non solo di esprimere la propria opinione, ma addirittura di assistere alla seduta». Alle 17 è poi iniziata la protesta dei commercianti che in alcune vie del centro (via Cairoli, via Mazzini, via Matteotti, via Guolo e via Garibaldi) hanno abbassato le luci dei negozi e acceso lumini e fiaccole, mentre alcuni hanno addirittura abbassato le serrande. La protesta ha coinvolto oltre metà dei negozi del centro. Quello che temono è che, con Veneto City, le serrande le dovranno chiudere per sempre. (g.pir.)