le banche e il potere

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BISOGNA CONOSCERE I MOTIVI DI TANTO DISSENSO ALLA TAV TORINO-LIONE

venerdì 20 gennaio 2012

VENETO: ENORME CENTRO DEL TERZIARIO. (CON BUONA PACE DEL PALLADIO).

totò e gli intrallazzatori.

Veneto City: trionfo del cemento e della vecchia politica. 
Cos’è Veneto City? È un colossale intervento di trasformazione territoriale, destinato, secondo le intenzioni degli imprenditori, a essere un “grande polo terziario di scala sovraregionale” in un’area all’altezza delle frazioni di Arino di Dolo e Cazzago di Pianiga. I numeri in gioco della fase 1: superficie territoriale impegnata 715.000 mq, per 500.000 mq di superficie netta di pavimento (Sp), più la piastra che ospita i parcheggi, da destinare a Centri Direzionali e Commerciali, Poli Scientifici e di Rappresentanza, Spazi Espositivi, Strutture Alberghiere e Residence, Strutture Ricreative ed altro ancora. 


In pratica, una nuova città del terziario da realizzare in mezzo alla campagna, che richiamerà, secondo alcune stime, più di 30.000 persone al giorno ed un traffico di oltre 70.000 veicoli, e che di notte si svuoterà. Lo studio viabilistico allegato parla di 14.000 veicoli al giorno, ma di certo saranno di più se l’ambizioso progetto dovesse andare il porto; l’Accordo di Programma riguarda la fase 1 dell’intervento, a cui ne seguiranno altre. Più che giustificata quindi la preoccupazione degli abitanti della Riviera del Brenta, che temono l’impatto ambientale della nuova urbanizzazione sul loro territorio. Giustificata la preoccupazione delle associazioni degli esercenti e dei commercianti per l’incidenza esiziale che i nuovi grandi spazi commerciali previsti eserciteranno sui piccoli esercizi dell’intero comprensorio che interessa Padova, Mestre e Treviso.


Viene quindi da chiedersi se Veneto City rappresenti una opportunità oppure, come molti sostengono, l’ennesima speculazione. Nell’Accordo di Programma viene evidenziato che l’intervento riguarderà aree prevalentemente già destinate ad uso produttivo. Verrà ridotta la volumetria ora realizzabile, che sarà compensata dalla modifica dei parametri edificatori per consentire un’edilizia moderna, adeguata all’importanza del nuovo Polo del Terziario del Veneto. Le superfici commerciali e direzionali non potranno superare un determinato limite (rispettivamente il 60 ed il 15% di Sp) e saranno realizzate opere di urbanizzazione (ad es. la nuova fermata del Servizio Ferroviario Metropolitano). Per contro va rilevato che ulteriori 130.000 mq saranno sottratti all’uso agricolo; la Confesercenti Padova ha stimato che, se anche arrivassero con Veneto City 10 mila posti di lavoro, se ne perderebbero 18 mila nel piccolo commercio al dettaglio. Le opere di urbanizzazione, inoltre, sono prevalentemente funzionali al nuovo intervento e, cosa deleteria, si giustificherà interventi infrastrutturali come la camionabile lungo l’idrovia. Ma quel che più rammarica è constatare come, nonostante i pomposi proclami che si leggono a difesa dell’ambiente veneto negli atti di programmazione urbanistica regionale, continui a prevalere la logica del consumo di territorio, in nome di uno sviluppo economico tutto da dimostrare. Veneto City va quindi visto come un intervento dannoso per il territorio, fondato sulla rendita fondiaria e sul consumo di suolo agricolo. Di dubbia utilità perché già esistono Poli del Terziario nel Veneto orientale, come il Polo Scientifico e Tecnologico di Mestre oppure gli spazi fieristici che potrebbero benissimo essere utilizzati allo scopo. Ma anche se vi fosse la necessità di realizzare un nuovo Polo Terziario a scala Sovraregionale, perché non riconvertire aree produttive esistenti che hanno perso il loro ruolo? L’area di Porto Marghera, dotata peraltro di tutte le urbanizzazioni necessarie, è un esempio eclatante. Si eviterebbe così di compromettere l’ennesima area ancora inedificata, posta peraltro tra due sistemi fragili quali la riviera del Brenta ed il graticolato romano, meritevoli di essere recuperati ad una funzione culturalmente adeguata.
L’esito di Veneto City ha comunque fatto emergere le contraddizioni della Lega. Al di là dei proclami sulla difesa della cultura veneta, sia il Presidente della Regione che il sindaco di Dolo, entrambi leghisti, non si sono opposti alla politica del cemento e della rendita fondiaria. Dei due peggio il primo, che pilatescamente ha affermato che non avrebbe firmato contro la volontà dei sindaci. Come se non spettasse invece a lui, in qualità di “Governatore”, il compito primario di assicurare lo sviluppo equilibrato del Veneto. Non rimane a questo punto che appoggiare i Comitati Ambiente e Territorio (CAT, vedi sito www.infocat.it) nella costruzione dei ricorsi contro Veneto City. Sotto il profilo della procedura attuata si rileva, infatti, che l’intervento è stato escluso dalla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e che l’approvazione è intervenuta senza tenere in alcun conto le 12.000 firme contrarie e le 10.500 osservazioni presentate in Regione. (di Lorenzo Cabrelle, Legambiente Padova)
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venerdì 13 gennaio 2012
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S. Francesco ecologista ante litteram

DALAI LAMA

DOMANDA:COSA L'HA SORPRESA DI PIU' DELL'UMANITA'?E Lui ha risposto:

"Gli uomini... perché perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Perché pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera non riescono a vivere né il presente né il futuro. Perché vivono come non dovessero morire mai e perché muoiono come non avessero mai vissuto.