le banche e il potere

USIAMO GLI SCEC -

BISOGNA CONOSCERE I MOTIVI DI TANTO DISSENSO ALLA TAV TORINO-LIONE

venerdì 27 gennaio 2012

PER NON DIMENTICARE, Il 27 gennaio del 1945 venne liberato il campo di sterminio di Auschwitz.





Giornata della
Memoria
Antonio Boldrin –
Numero di matricola L. 40481
Andata e ritorno dall’inferno.
Sala polivalente gremita, pubblico in rigoroso silenzio e commozione
palpabile per ascoltare le testimonianze
di un calvario umano che di umano niente sembra avere a che fare.
Antonio Boldrin, uno dei
pochissimi sopravvissuti del campo di
concentramento nazista di AuschwitzBirkenau, ospite dell’Amministrazione
Comunale in un incontro curato da
Fernanda Giantin, ha portato la propria
testimonianza a ricordo della Shoah,
Giornata in Memoria dello sterminio di 6
milioni di persone durante l’ultima guerra.
Attraverso un lunghissimo viaggio per Grecia, Albania,
Yugoslavia, Austria e Cecoslovacchia, fu
deportato nel tristemente noto campo
di concentramento polacco di
Auschwitz-Birkenau, dove furono sterminate non meno di un milione e mezzo
di persone.
Scampato più volte alla morte,
fece parte della squadra
(SonderKommando) incaricata di introdurre negli inceneritori le vittime delle
camere a gas. Una media di 500 cadaveri
al giorno, con punte di oltre 5000.
Ci sono voluti anni (un
blocco psicologico comune a tutti i
sopravvissuti dai lager) per vincere i traumi, le angosce e le inquietudini (sempre e
comunque presenti) e riuscire a raccontare le vicende legate alla prigionia.
Nel lager ogni prigioniero era
privato di ogni dignità personale e qualsiasi forma di stimolo interiore. Dopo
qualche tempo di permanenza non si
pensava, non si provavano più sensazioni,
non si era più in grado di agire o reagire.
Il tutto sfociava in un esaurimento totale,
tanto fisico quanto psichico, da non esser
più in grado di impedire all’ambiente di
prendere il sopravvento.
Documento scritto tratto da: - IL DIALOGO - Vigonovo notizie N° 15 anno 2007

NON MESCOLIAMO SACRO E PROFANO

Parco Perlasca e polemiche «E le frasi sull’olio di ricino?»

GIORGIO PERLASCA
DOLO Oltre 500 persone, tra cui studenti, rappresentanti della comunità ebraica di Padova e di associazioni di partigiani e reduci, hanno partecipato ieri alla celebrazione della Giornata della Memoria e all’intitolazione a Giorgio Perlasca del piccolo parco davanti al municipio. Grande è stata la commozione dei partecipanti che hanno assistito alla proiezione di un video su Perlasca e alla posa di un cippo commemorativo sui cui è scritto “Giorgio Perlasca, Giusto fra le Nazioni. Como 31 gennaio 1910 - Padova 15 agosto 1992. Per non dimenticare”. «Grazie all’azione di Giorgio Perlasca – ha detto l’assessore Antonio Pra – molte vite umane furono salvate dall’orrore di quello sterminio avvenuto durante la seconda guerra mondiale. L’azione di un solo uomo può fare molto, può influire su altre persone che a loro volta iniziano a reagire. Abbattere il muro di indifferenza che a volte si crea nei comportamenti umani, deve essere un insegnamento per tutti”. La cerimonia non è stata esente da critiche rivolte all’amministrazione dolese dal gruppo d’opposizione “Dolo, Cuore della Riviera”. «Attendiamo impazienti la prossima iniziativa del sindaco di Dolo – spiegano i consiglieri comunali – la distribuzione “dell'Olio del Sindaco” per garantire a lei e ai suoi compagni di partito un paese silenzioso. Non basta infatti posizionare un cippo commemorativo a Giorgio Perlasca per lavarsi via di dosso la patina e l'odore di quell'autoritarismo che il sindaco invocava con l'uso dell'olio di ricino». Olio che il sindaco aveva consigliato alcune settimane fa ai manifestanti contro Veneto City.(g.pir.)

martedì 24 gennaio 2012


domenica 22 gennaio 2012

ZAIA APPROVA VENETO CITY



Bur n. 6 del 17/01/2012



Urbanistica


Decreti DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL VENETO N. 234 del 30 dicembre 2011





Accordo di Programma ai sensi art 32 Lr 29 novembre 2001, n.35 tra Regione Veneto, Provincia di Venezia, Comuni di Dolo e Pianiga, Veneto

City S.p.A. per l'attuazione organica e coordinata del polo del terziario di scala sovraregionale per la localizzazione di centri direzionali e

strutture centrali di grandi imprese. (art. 32 Lr 35/2001).

Il Presidente

Premesso che:

Il Comune di Dolo con note n. 65961 in data 12.03.2008 e n. 18321 in data 15.07.2008, pervenute al Protocollo Regionale rispettivamente in

data 15.04.2008, prot. n. 867 e in data 28.07.2008, prot. n. 391828, ha trasmesso l'istanza per l'attivazione di un Accordo di Programma a sensi

dell'art. 32 LR 35/01 denominato Venetocity;

venerdì 20 gennaio 2012

VENETO: ENORME CENTRO DEL TERZIARIO. (CON BUONA PACE DEL PALLADIO).

totò e gli intrallazzatori.

Veneto City: trionfo del cemento e della vecchia politica. 
Cos’è Veneto City? È un colossale intervento di trasformazione territoriale, destinato, secondo le intenzioni degli imprenditori, a essere un “grande polo terziario di scala sovraregionale” in un’area all’altezza delle frazioni di Arino di Dolo e Cazzago di Pianiga. I numeri in gioco della fase 1: superficie territoriale impegnata 715.000 mq, per 500.000 mq di superficie netta di pavimento (Sp), più la piastra che ospita i parcheggi, da destinare a Centri Direzionali e Commerciali, Poli Scientifici e di Rappresentanza, Spazi Espositivi, Strutture Alberghiere e Residence, Strutture Ricreative ed altro ancora. 

venerdì 13 gennaio 2012


De Poli e la piroetta su Veneto City

Udc da favorevole a contraria: «In politica cambiare idea è segno d’intelligenza»
        VENEZIA
        «Cambiare idea è segno di intelligenza. A maggior ragione in politica, dove chi lavora nelle stanze dei bottoni si occupa del bene della collettività. Ribadiamo con forza la nostra posizione: gli interessi economici e immobiliari non possono sostituire quelli dei veneti». Lo afferma Antonio De Poli, deputato dell'Udc e coordinatore regionale del partito in Veneto, commentando il retroscena pubblicato dal nostro giornale che ricostruisce la “piroetta” (da favorevoli a contrari) compiuta dai centristi cattolici su Veneto City. «Non intendo fare nessun passo indietro sul fronte dell’opposizione a Veneto City», prosegue De Poli «abbiamo rivisto la nostra posizione ascoltando le ragioni dei nostri rappresentanti nella provincia di Venezia che si dimostrati sensibili e attenti. Non si possono sottovalutare le ragioni della filiera produttiva coinvolta, agricoltori e commercianti in primis». Il parlamentare nega posizion i di rifiuto pregiudiziale ma contesta alla giunta Zaia di ignorare nel processo decisionale i comitati di cittadini che, in questi mesi, hanno fatto sentire la loro voce: «Non si possono ignorare 11 mila firme. Noi facciamo opposizione ma nell’interesse della collettività e per questo motivo siamo favorevoli ad alcune battaglie che Zaia intraprenderà, ad esempio quella in difesa della Pedemontana. Ben altra cosa, però, è Veneto City, un ecomostro che si inserisce geograficamente fra le città di Dolo Mirano e Mestre determinando forti criticità nell’afflusso alle relative strutture ospedaliere da parte dei pazienti-utenti. Non ci risulta né una valutazione di questo genere, né una modifica alla viabilità dell’area in relazione all’accesso alle strutture ospedaliere citate». «Questo, per noi dell’Udc, vuol dire fare gli interessi della gente e occuparsi del territorio», conclude De Poli «ci interessa dare le risposte alla gente perché ascoltiamo le persone».
        05 gennaio 2012

        giovedì 5 gennaio 2012

        - SEMPRE ED INEVITABILMENTE OGNUNO DI NOI SOTTOVALUTA IL NUMERO DI INDIVIDUI STUPIDI IN CIRCOLAZIONE. - (Prima Legge Fondamentale della stupidità umana, doc. Carlo M. Cipolla).


        Il Fatto Quotidiano parla di noi

        Ferruccio Sansa su Veneto City

        Zaia ha firmato. Il Governatore “contadino” ha dato il via libera definitivo a Veneto City, contestatissimo progetto che si mangerà centinaia di ettari di campagna veneta. Chissà, forse Zaia sperava che, firmando tra Natale e Capodanno, la sua scelta passasse inosservata. Così come aveva fatto nei mesi scorsi, sostenendo che la Regione in questa vicenda aveva un ruolo “notarile”, rispetto alle scelte dei comuni. Un’affermazione che da qualcuno è stata definita “alla Ponzio Pilato”, perché il Governatore poteva dire la sua su Veneto City.

        Ma la Lega ha sostenuto con ogni mezzo il progetto. A cominciare dal sindaco di Dolo, Maddalena Gottardo, che in consiglio comunale è sbottata: “Per quelli di sotto ci vorrebbe l’olio di ricino”. Una battuta che pare venire dal profondo e rivela l’animo della Lega di oggi: che cerca di reinventarsi come partito di lotta vicino al popolo e al territorio, ma resta salda sulla poltrona e approva a marce forzate contestatissimi progetti. Un partito che non ama i dissensi. Perché i destinatari dell’olio di ricino sono migliaia di veneti che le hanno tentate tutte per bloccare il progetto di Veneto City. Niente anti-politica, anzi, il contrario: un esempio di dissenso acceso, ma democratico e fantasioso. Sempre nelle regole: 11mila firme raccolte, ricorsi in ogni sede, partecipazione al consiglio comunale, manifestazioni sotto il Comune al suono delle vuvuzelas.

        Parliamo di un mega centro commerciale-direzionale che occuperà 715mila metri quadrati – l’equivalente di 105 campi di calcio – con un volumetria di 2 milioni di metri cubi. È dal 2008 che tra Venezia e Padova i comitati si battono contro Veneto City. Ma nelle ultime settimane la battaglia è diventata serrata, perché il destino della campagna veneta si gioca in queste ore. Per cambiare definitivamente il paesaggio di Dolo bastavano tre firme: quelle dei Comuni di Dolo (Lega) e Pianiga (Pdl) e quella del Governatore Luca Zaia (Lega). Sono tutte arrivate entro la scadenza del 31 dicembre.

        I comitati non hanno una tessera politica. In tanti contavano sul fatto che Zaia e i leghisti in campagna elettorale avevano professato attaccamento al Veneto, alle sue tradizioni, alla terra. Ma quando si è arrivati ai fatti, ecco l’amara sorpresa. Raccontano Adone Doni e Mattia Donadel, portavoci del Cat(Comitati Ambiente e Territorio): “La maggioranza del Comune di Dolo ha convocato sedute straordinarie a raffica, perfino la Vigilia e il giorno di Natale, per votare prima del 31”. E i comitati hanno “assediato” il Comune. Hanno cercato di entrare in consiglio. Ma il 20 dicembre il sindaco emette un’ordinanza: “Visto che nelle ultime sedute si è verificata una massiccia affluenza di pubblico e manifestanti presso la sala consiliare… si ordina di chiudere al pubblico gli uffici comunali”. Racconta Doni: “Sono rimasti solo 40 posti, ma quando abbiamo provato a entrare li abbiamo trovati già occupati da militanti leghisti”. Così sono partiti esposti al Prefetto e alla Procura.

        Alla fine il sindaco leghista ha firmato (come quello di Pianiga). Per la gioia dei sostenitori di Veneto City. Ma di che cosa si tratta esattamente? Nei documenti ufficiali si parla di un polo destinato a riunire “i servizi per l’impresa, l’università e il commercio”. Tutto e niente. Le stime parlano di 30-40mila visitatori al giorno e 70mila veicoli. Il progetto prevede torri di 80 metri. E già l’aspetto urbanistico ha attirato critiche, come quelle del prestigioso Giornale dell’Architettura: si parla di “esiti paradossali”, si ricorda “un’affermazione di Zaia alla Ponzio Pilato che «le variazioni urbanistiche passano in Regione a livello notarile se hanno l’ok dei consigli comunali e della Provincia»”, si sottolinea “la necessità di rifondare il rapporto tra uomo e natura nel Veneto”; ma il Giornale dell’Architettura rammenta anche che “l’ultimo passo è stato demandato ai sindaci di due comuni che sommano circa 30.000 abitanti, di fronte a un intervento attorno al quale gravita tutto il Veneto. Le 11.000 firme raccolte dai comitati non hanno inciso sull’iter”. La Difesa del Popolo, giornale della diocesi di Padova, ha dedicato al progetto un’allarmata copertina: “In Riviera la città di cemento a(r)mato”, dove si ricorda che anche “le associazioni di commercianti e agricoltori sono contrarie… ma tutto procede”.

        Per capire davvero il progetto bisogna guardare a quello che ci sta dietro. Veneto City ha tanti santi in paradiso, raccoglie i signori dell’impresa del Nord-Est: da Stefanel (attraverso la Finpiave) a imprenditori che amavano definirsi “progressisti” come Benetton (ma ultimamente si sono lanciati in operazioni contestate come Capo Malfatano in Sardegna). Fino alla Mantovani che ha il ‘monopolio’ delle grandi opere in Veneto.

        E la politica? Il centrodestra di Giancarlo Galan, che in questi ambienti ha tanti amici, ha sostenuto l’opera. Il centrosinistra all’inizio sembrava, tanto per cambiare, confuso: “Veneto City deve essere un’opportunità, non un pericolo”, disse Antonio Gaspari, allora sindaco di Dolo (Margherita). Davide Zoggia (Pd), all’epoca presidente della Provincia di Venezia, in pubblico diceva: “Veneto City potrebbe essere costruita altrove”. Ma in una lettera riservata definiva il progetto “di sicuro interesse per l’assetto e lo sviluppo economico di Venezia”. Oggi il Pd, all’opposizione, si dichiara contrario. Più netta la posizione di Rifondazione e dell’Idv: “Basta con il consumo del territorio, Veneto City è un’idea delirante”, tagliò corto Paolo Cacciari, ex deputato di Rifondazione.

        Per valutare l’impatto di Veneto City bisogna venire qui. Muoversi tra Fiesso d’Artico, Dolo e Mira: “Mi ci perdo anch’io che ci abito da una vita”, racconta Vittorio Pampagnin (ex sindaco di Fiesso, con un passato nel centrosinistra), mentre con l’auto vaga tra bretelle e tangenziali che hanno strozzato interi paesi. Siamo nella Riviera del Brenta, la terra dove Tiziano attingeva i colori per i suoi quadri. Nella campagna veneta cara ad Andrea Zanzotto. Qui dove una volta il paesaggio era segnato dai campanili e oggi svettano ciminiere e capannoni. L’era Galan ha lasciato un’eredità pesante: dal 2001 al 2006 sono state realizzate case per 788mila persone (la popolazione è aumentata di 248mila abitanti). Nel 2002 si sono costruiti 38 milioni di metri cubi di capannoni. In Veneto la superficie urbanizzata è aumentata del 324% rispetto al 1950. Ben oltre le necessità, come dimostrano migliaia di cartelli “vendesi” appesi a case nuove e mai abitate.

        Adesso arriva Veneto City. L’ultima parola spettava a Zaia (che ha preferito non parlare con il Fatto), quello che amava definirsi il governatore “contadino”. Ma che oggi ha chiarito definitivamente da che parte sta.
        (Fonte: Il Fatto Quotidiano)

        edizione online, 30 dicembre 2011


        S. Francesco ecologista ante litteram

        DALAI LAMA

        DOMANDA:COSA L'HA SORPRESA DI PIU' DELL'UMANITA'?E Lui ha risposto:

        "Gli uomini... perché perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Perché pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera non riescono a vivere né il presente né il futuro. Perché vivono come non dovessero morire mai e perché muoiono come non avessero mai vissuto.