La marcia dei 3.500: «Stop al cemento»
Il corteo lungo le strade di Dolo contro i futuri progetti edilizie ma anche la Nuova Romea e la Camionabile. In piazza Wwf, Legambiente, Italia Nostra, comitati cittadini dai comuni della Riviera.
di Francesco Furlan
DOLO. Se questa fosse una favola a lieto fine, le centinaia di palloncini verdi, gialli e arancioni del corteo potrebbero se legati insieme - come nel film d'animazione «Up» - formare una mongolfiera colorata per sollevare e portare lontano la colata di cemento che incombe sulla Riviera del Brenta. E però questa non è una favola, ma la cronaca di una battaglia. Perché anche se gli interventi, il cemento, ancora non ci sono, la loro ombra è già lì, i comitati la vedono proiettata per terra, sagomata dalle varianti urbanistiche, dai masterplan, dagli accordi di programma, dalle riunioni a porte chiuse nei municipi con sindaci che non sanno se dire sì o no, e intanto trattano. Per questo, per «disarmare il cemento» come recitavano alcuni degli striscioni, ieri si sono dati appuntamenti in tanti a Dolo, per il corteo organizzato dai Cat, i comitati Ambiente e territorio, con il sostegno di 98 associazioni.
«Siamo 3.500», dirà Antonio Draghi dei Cat alla fine del percorso, dal palco all'ex foro Boario dove inizia la musica. La questura dice circa 2.000, e in ogni caso aldilà del balletto di cifre sono comunque tanti per una manifestazione che ha richiamato in strada molte persone comuni, giovani e famiglie con i bambini, che hanno deciso di prendersi cura del pezzo di terra in cui vivono. Contro gli otto milioni di metri cubi di cemento - è quanto hanno calcolato i comitati - che si chiamano soprattutto Veneto City, Città della Moda, Romea commerciale, camionabile Padova-Venezia, porto logistico di Dogaletto. Il ritrovo dei manifestanti è alle 15 al parcheggio degli impianti sportivi, arrivano alla spicciolata ma il piazzale si riempie in fretta. Poi il corteo apre con i palloncini e lo striscione d'apertura che recita: «Liberiamo la Riviera, la terra è vita non cementifichiamo il futuro». Dietro ci sono quelli del Cat, «il comitato che graffia», che spiegano loro, e che questa volta sembra aver dato la giusta zampata, e poi il mondo delle associazioni, tantissime.
«Siamo 3.500», dirà Antonio Draghi dei Cat alla fine del percorso, dal palco all'ex foro Boario dove inizia la musica. La questura dice circa 2.000, e in ogni caso aldilà del balletto di cifre sono comunque tanti per una manifestazione che ha richiamato in strada molte persone comuni, giovani e famiglie con i bambini, che hanno deciso di prendersi cura del pezzo di terra in cui vivono. Contro gli otto milioni di metri cubi di cemento - è quanto hanno calcolato i comitati - che si chiamano soprattutto Veneto City, Città della Moda, Romea commerciale, camionabile Padova-Venezia, porto logistico di Dogaletto. Il ritrovo dei manifestanti è alle 15 al parcheggio degli impianti sportivi, arrivano alla spicciolata ma il piazzale si riempie in fretta. Poi il corteo apre con i palloncini e lo striscione d'apertura che recita: «Liberiamo la Riviera, la terra è vita non cementifichiamo il futuro». Dietro ci sono quelli del Cat, «il comitato che graffia», che spiegano loro, e che questa volta sembra aver dato la giusta zampata, e poi il mondo delle associazioni, tantissime.