La crisi economica ha aperto le porte del Veneto alla mafia
Cronologia articolo27 novembre 2010
Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 17:55.
Allarme mafia in Veneto: lo lanciano i costruttori della regione, denunciando che a causa del blocco dei pagamenti dovuto al patto di stabilità le imprese edili «hanno ormai spalancato le porte alla mafia». A lanciare l'allarme è Stefano Pellicciari, presidente di Ance Veneto (l'associazione dei costruttori), secondo il quale se Governo e Regione non interverranno a breve «ci troveremo con tanti Totò Riina in giro per la nostra regione», situazione per la quale, come spiega sulle pagine locali del Corriere della Sera, ci sono già decine di segnalazioni alle autorità competenti.
È una denuncia a più voci e come funziona il meccanismo lo spiega il segretario della Filca-Cisl Salvatore Federico: per non perdere gli appalti le aziende hanno cominciato a lavorare sottocosto, ma poiché la crisi continua queste aziende ora «si sono dovute rivolgere alle associazioni mafiose».
Preoccupati sono anche Franco Mognato, di Legacoop, per il quale le cooperative che stanno sostenendo il disavanzo degli enti pubblici non ce la fanno più, e Paolo Fagherazzi di Confartigianato edilizia, il quale sottolinea che del piano casa del governo le aziende «non hanno visto ancora un solo euro».
In due anni nel settore edile veneto sono fallite quasi 2500 attività, in tutto 50mila disoccupati: per l'Ance, «come se in Veneto si fossero abbattute 35 Termini Imerese». Il primo dicembre prossimo imprese edili e sindacati manifesteranno a Montecitorio per chiedere la deroga al patto di stabilità.
DA: IL SOLE 24 ORE.
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