PER DIFENDERE IL LAVORO NELL’INDUSTRIA
LA SOLUZIONE  C’È!
CONTRASTARE   LE DELOCALIZZAZIONI  DELLE IMPRESE
Le delocalizzazioni hanno segnato gli ultimi anni in maniera grave. Parte delle produzioni e del lavoro è stata trasferita nei paesi dove i salari sono più bassi, dove non ci sono vincoli su orari e condizioni di lavoro, dove è minima la presenza  dei sindacati,  dove non esistono  diritti sociali e il prelievo fiscale è bassissimo.  Le delocalizzazioni  sono il prodotto delle politiche neoliberiste.
  Perché sono rese possibili dalla eliminazione  di ogni vincolo alla circolazione dei capitali.
  Perché sono la conseguenza  dei processi di finanziarizzazione,  cioè del fatto che soprattutto le grandi imprese quotate in borsa sono controllate da soggetti finanziari – fondi pensione e di investimento, compagnie di assicurazioni
– che esigono un rendimento annuo del capitale investito stratosferico, di almeno il 15%. E per questo sono sempre meno interessate a ricerca e investimenti, e sempre più alla realizzazione di profitti facili e immediati.
Le conseguenze delle delocalizzazioni sono gravi:
  per l’OCCUPAZIONE, perché provocano licenziamenti di massa e impoverimento dei territori.
  per il SALARIO e i DIRITTI  DEL LAVORO, perché la semplice minaccia mette sotto ricatto i lavoratori e i sindacati, generando  un meccanismo al ribasso, che invece di dare diritti ai lavoratori che ne sono privi, li toglie a chi li aveva conquistati.
  per l’AMBIENTE, perché far costruire le molte componenti di un automobile o di un elettrodomestico, in diverse parti del mondo, per poi assemblarle  in un unico luogo, facendogli compiere un giro di decine di migliaia di chilometri, è una follia da un punto di vista ecologico.
Il contrasto di questi processi richiede un cambiamento  complessivo delle politiche degli ultimi anni. E’ parte di questo cambiamento l’assunzione di un insieme di misure immediatamente  realizzabili, che si fondano sulla constatazione della quantità  rilevante di contributi e agevolazioni pubbliche che le imprese ricevono. Risorse pubbliche che derivano dalle tasse pagate  dalle lavoratrici e dai lavoratori e che se non vengono vincolate, finiscono per essere usate per li- cenziarli.
COME?
✔ OBBLIGANDO   LE IMPRESE  CHE DELOCALIZZANO  A RESTITUIRE I  CONTRIBUTI  E LE AGEVOLAZIONI   PUBBLICHE RICEVUTE.
✔ RIVALENDOSI  SUI  BENI  DI  QUESTE IMPRESE, SE  RIFIUTANO   LA  RESTITUZIONE.
✔ VINCOLANDO ALLA  DESTINAZIONE  D’USO PRODUTTIVA   LE AREE  DI QUESTE  IMPRESE, PER  IMPEDIRE   CHE SU DI ESSE  SI REALIZZINO   INTERVENTI SPECULATIVI  DI NATURA IMMOBILIARE  O COMMERCIALE, CHE SONO  SPESSO UN ULTERIORE  MOTIVO  DEI  PROCESSI  DI DELOCALIZZAZIONE.
E’ un provvedimento semplice, che ridurrebbe significativamente i processi di delocalizzazione,  darebbe forza alle la- voratrici e ai lavoratori e ai sindacati, ricostruirebbe  vincoli e responsabilità delle imprese verso i territori.
PER DIFENDERE IL LAVORO NEI SERVIZI PUBBLICI
LA SOLUZIONE  C’È!
STABILIZZARE
I PRECARI  DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La manovra  economica di Luglio 2010 si è accanita con ferocia sulle lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego. Dal blocco della contrattazione che colpisce stipendi medi inferiori ai 1300 euro mensili, al sostanziale  blocco del turnover, al taglio del 50% delle risorse per il lavoro «pre- cario». A causa di quest’ultimo provvedimento sono a ri- schio di perdere  il lavoro oltre  100.000  persone.  Le lavoratrici e i lavoratori precari della Pubblica Ammini- strazione – esclusi quelli della scuola – sono infatti quasi
210.000.  Si tratta  di donne e uomini che in questi anni hanno garantito  il funzionamento  di servizi essenziali per tutti. Nella sanità, negli enti locali, nelle agenzie fiscali ed in altri comparti della pubblica amministrazione. Il ta- glio non comporta quindi solo la perdita di altro lavoro e nuova sofferenza sociale, ma la messa a rischio dei diritti di tutti i cittadini. Un piano per la stabilizzazione  di tutti i precari, all’opposto non costerebbe un euro in più per la metà dei lavoratori interessati e cioè per i contratti a termine e potrebbe comportare costi aggiuntivi solo per le collaborazioni. L’entità delle risorse necessarie, non pre- cisamente quantificabile perché sono diversi i contratti di collaborazione esistenti, sarebbe comunque ampiamente inferiore a quanto si può recuperare intervenendo sui veri sprechi e gli inaccettabili privilegi.
COME?
✔ TAGLIANDO I PRIVILEGI DEI PARLAMENTARI, LE  CON-
SULENZE  D’ORO, GLI  ENTI  INUTILI
I PARLAMENTARI  ITALIANI  sono i più pagati d’Europa, al- meno 15.000 euro al mese tra indennità, diaria e rim- borso spese a cui si aggiungono   altre  agevolazioni.   I CONSIGLIERI   REGIONALI   ITALIANI  sono i più pagati d’Eu- ropa, con una varietà considerevole spesso ingiustificata tra le diverse regioni, ed una media di circa 10.000 euro al mese. Per CONSULENZE   E   INCARICHI, SPESE PER I COMI- TATI E VARIE, nel 2009 le risorse impiegate dai vari livelli
della pubblica amministrazione, sono state pari a 3 MI- LIARDI  DI EURO. Per i COMPENSI, LE SPESE  DI  RAPPRE- SENTANZA, IL FUNZIONAMENTO   DEI  CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE, ORGANI  COLLEGIALI, DI SOCIETÀ PUBBLICHE O PARTECIPATE ED ENTI, il costo nel 2010 è di circa 2,5 MILIARDI DI EURO. AUTO BLU E GRIGIE  DELLA PUBBLICA  AMMINISTRAZIONE COSTANO  CIRCA 5 MILIARDI DI EURO l’anno.
✔ Tagliando del 25% gli stipendi di Parlamentari,  Consi- glieri e Assessori Regionali, si recuperano  100  MILIONI.
✔ Tagliando del 20%  i costi per consulenze e  incarichi degli enti pubblici, da 3 a 2,4 miliardi, si recuperano
600  MILIONI.
✔ Tagliando del 20% i costi di Cda, organi collegiali di società pubbliche e partecipate, ed Enti, da 2,5 a 2 mi- liardi, si recuperano 500  MILIONI;
✔ Tagliando i costi per auto blu e grigie della pubblica am- ministrazione, da 5 a 4 miliardi,  si recupera 1 MILIARDO.
In totale si recuperano 2,2  MILIARDI più che sufficienti non solo per stabilizzare questi lavoratori ma per dare ri- sposte alla grave situazione di precarietà che esiste in set- tori come quello dei vigili del fuoco, e incrementare gli organici in alcuni servizi essenziali, a partire dal contrasto del lavoro nero e degli incidenti sul lavoro.
I PRIVILEGI DELLA POLITICA VANNO COLPITI. QUESTO NON DEVE  FARCI  DIMENTICARE   I PRIVILEGI  STRATOSFERICI   DI CUI  GODONO  I GRANDI  MANAGER  PRIVATI  CHE  ACCUMU- LANO GIGANTESCHE  RICCHEZZE. QUELLE CHE  VOGLIAMO COLPIRE  CON  LA PROPOSTA   DI  PATRIMONIALE.  È  DI  38
MILIONI  DI  EURO  LA LIQUIDAZIONE  DI  ALESSANDRO  PRO- FUMO, DI 16,5 MILIONI  DI  EURO QUELLA DI  CESARE  GE- RONZI, LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO NEL 2010 HA RICEVUTO COMPENSI   PER  8,7 MILIONI,  MARCO  TRON- CHETTI PROVERA PER 6 MILIONI … CON I COMPENSI DEI PRIMI  100 MANAGER  SI POTREBBERO  PAGARE  I SALARI DI 35.000 LAVORATORI.
DIFENDERE  IL LAVORO NELL’INDUSTRIA, CONTRASTANDO  LA DELOCALIZZAZIONE
DELLE IMPRESE                                                 COME?
  IMPONENDO ALLE IMPRESE  CHE DELOCALIZZANO LA RESTITUZIONE  DI AGEVOLAZIONI E CONTRIBUTI PUBBLICI RICEVUTI
DIFENDERE IL LAVORO NEI SERVIZI, ASSUMENDO I
200.000 PRECARI DEL PUBBLICO IMPIEGO          COME?
  TAGLIANDO I PRIVILEGI DEI PARLAMENTARI
E DEI CONSIGLIERI  REGIONALI, LE CONSULENZE D’ORO, GLI ENTI INUTILI, LE AUTO  BLU.


